Sei stato mio maestro in svariati corsi: ne ricordo uno interessantissimo sulla scrittura nel fantastico, e un seminario – a cui sono particolarmente affezionata – su come far nascere le idee. Lavorammo sodo, ma ci divertimmo anche un sacco, che secondo me sono due risultati a cui si dovrebbe sempre aspirare.
Quali sono le cose che ami di più di questa attività? Hai qualche aneddoto che ti va di condividere con noi?
Sono due capisaldi del mio modo di lavorare: impegnarsi sul serio e allo stesso tempo divertirsi, sia nei corsi che nell’editing. Se riesce, è fatta.
Aneddoti ne avrei tanti, ma te ne racconto uno recente.
Sto per finire un ciclo di incontri, intitolato “Come scrivere un romanzo senza impazzire”, presso una cooperativa culturale che ha in calendario un sacco di attività.
Qualche giorno fa si è affacciata in aula una persona dello staff.
– Ma… cosa fate qui?
– Un corso di scrittura – le ho risposto. – Perché lo chiede?
– Per curiosità. Da fuori si sente ridere.
Non faccio nessuna fatica a crederlo! Se ti ricordi, all’epoca vi erano momenti in cui dovevi imporre la tua autorità di insegnante per frenare il nostro entusiasmo.
Anche come insegnante di scrittura creativa, oltre che come scrittore, ti riconosco una grande versatilità. All’apparenza sembra che ogni argomento debba essere già noto, eppure tu trovi punti di vista inediti. Come inventi e organizzi i tuoi corsi? Quale è la scintilla che ti fa dire “si potrebbe parlare di questo”?
Di solito nemmeno io me ne rendo conto, dapprincipio. Mi passa un’idea per la testa, ma non do peso. Continuo a rimuginarci. Tempo dopo ne parlo con qualcuno di cui mi fido; se la reazione è buona, allora comincio a vedere se posso costruirci qualcosa di fruibile.
Oppure il Grande Classico: chiedo direttamente ai corsisti: “Di cosa vi piacerebbe discutere?” Prendo nota, torno a casa e ci lavoro su.
Finora si è parlato di passato e presente, ma mi piacerebbe tu ci raccontassi qualcosa anche del futuro. Quali progetti hai in preparazione?
A breve uscirà un racconto in un’antologia di fantastico. Ho tentato di immaginare Bologna tra due secoli. Cosa sarà cambiato per allora? E cosa, invece, sarà rimasto?
Ho un romanzo iniziato, che langue un po’, a dire la verità. Stesso scenario del racconto in uscita, tanto che potrebbero essere accorpati. Una piccola invenzione di un’azienda bolognese ha cambiato completamente i trasporti, quindi il mondo. La protagonista è una ex sergenta (nel XXIII secolo si dirà così) dell’esercito che è passata al settore privato e si occupa di… uhm, come faccio senza anticipare niente? …di recuperare in altre dimensioni i viaggiatori dispersi.
A giugno darò una mano nella terza edizione di un festival di letteratura noir e dintorni, che si tiene nel mio paese, Medicina.
Per l’autunno sto organizzando un corso scrittura bello approfondito, il più completo che abbia mai messo in piedi.
Cos’altro? Ah, sì. In primavera devo assolutamente restaurare tutti gli scuri di casa, sennò la mia compagna mi caccia.
Il corso di scrittura autunnale dove si terrà? E quando? Puoi darci qualche dritta? Potrebbe essere l’occasione per qualcuno di noi di vederti all’opera.
È ancora presto per parlarne. Se andrà in porto, sarà a Imola, e questa è l’unica cosa certa. Lì ha sede l’associazione con cui sto ragionando. Sarebbe un bell’impegno, sia per noi che per i corsisti, quindi dobbiamo pensarci bene.
Scrittura, insegnamento, editing, restauro scuri e, se non ricordo male, anche alcune piante di zucchine a cui fare da balia. Non si può dire tu abbia tempo di annoiarti. Come si fa a vivere di scrittura, in Italia? A cosa si deve essere disposti a rinunciare? Con quali vantaggi?
Non facciamo confusione: le merdozucchine sono le mie arcinemiche. Le coltiva la mia compagna, nell’orto. Ho traumi infantili legati alle merdozucchine, quando mia mamma me le propinava in cento modi diversi. Gliele regalavano, una sporta al giorno, e non vorrai mica buttarle?
Per il resto non nascondo che è dura. A guardare i numeri sembra impossibile: siamo la nazione con il più alto numero di manoscritti nel cassetto. Tutti scrivono, in Italia. Quindi ci saranno opportunità magnifiche per chi insegna o edita, giusto? Sbagliato. Siamo anche uno dei popoli che legge di meno in assoluto, in Europa. Tutti scrivono, nessuno legge.
Quando dici a qualcuno che il suo testo avrebbe bisogno di un buon editing – o, peggio! gli consigli un corso di scrittura – una buona metà si offende. Ma come IO non so scrivere? Ma come ti permetti?
Il Grande Equivoco nato negli ultimi vent’anni è che scrivere sia picchiettare sulla tastiera. No, è molto altro, molto di più. Come per qualsiasi attività umana, del resto. Vuoi partecipare alla maratona di New York? Non è che una mattina ti svegli, metti calzoncini e scarpette, e prendi l’aereo.
Ci vogliono anni (ANNI!) di preparazione, anche solo per non morire lungo il percorso.
A cosa si rinuncia? Ai lussi senz’altro. Bisogna essere disposti a tirare la cinghia. Si lavora in orari strani, le persone in media sono libere dopocena, per esempio, quindi se serve una telefonata di un’ora la devi mettere in preventivo nell’orario in cui il resto del mondo guarda la sua serie TV preferita.
I vantaggi sono, naturalmente, di fare il lavoro più bello del mondo. Che rimane tale anche quando gente che ti fa incaz… mette a dura prova la tua pazienza.
In tutto questo riesci a inserire anche la lettura! Ti conosco come lettore compulsivo e appassionato. Quanto conta la lettura, nelle attività creative legate alla scrittura? Vorresti lasciarci con un consiglio di lettura?Più che una lista di libri, mi verrebbe da dare due consigli trasversali, che propino sempre ai miei studenti.
Leggete di tutto, spostate i confini delle vostre mappe interiori. Buttate un occhio anche a generi o autori che non vi piacciono; potreste avere delle sorprese. Curiosate dappertutto, senza rigidità. C’è da imparare dovunque.
Il secondo (e ultimo, giurin giuretto) è: ri-leggete. Anche più volte. Se alla prima lettura prestiamo attenzione alla trama – com’è logico che sia –, con le successive noteremo le sfumature, i particolari che ci erano sfuggiti. Inoltre, noi cambiamo, quindi cambierà anche il nostro sguardo. Rileggere dà profondità, è quasi come affrontare un testo diverso.
Ci sono libri a cui torno ciclicamente, è come incontrare un vecchio amico. È sempre lui, certo, ma chissà cosa avrà di nuovo da raccontarci.
Consiglio tutt’altro che banale, soprattutto quello della rilettura. A volte noi novizi temiamo che ispirarci ai maestri sia come copiarli, invece – come fai notare tu – analizzare la scrittura anche da un punto di vista tecnico, ci può aiutare a crescere. Per quanto riguarda la curiosità, credo sia legata alla capacità di giocare e mettersi in gioco. Due condizioni essenziali, nella scrittura. Grazie Eugenio, non stancarti di propinare queste perle ai tuoi studenti!
È stato interessante e divertente chiacchierare con te. Grazie per la tua disponibilità, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti. Non vedo l’ora di conoscere la ex sergenta!
Francesca Mairani