Un workshop di una sola giornata dedicata a come si può scrivere nella rete lasciando un impronta non comune: ovvero come è possibile farsi leggere nel mare magnum di informazioni spesso inutili che infestano il web e i social. Con una convinzione fondamentale: per molti la rete è una selva oscura, ma Dante Alighieri spopolerebbe su Facebook, altroché.
Il punto di partenza è uno solo: prestare attenzione, sempre. In particolare alle parole: non sono i vettori del messaggio, ma sono il nostro mezzo per comunicare. Marshall McLuhan, sosteneva che il medium è il messaggio. Credo che questo – anche se sembra molto meno – rimanga incredibilmente vero. Anzi, lo sia sempre di più. E il medium nel nostro caso non è il blog, il sito, la pagina Facebook, ma la parola. Il linguaggio che utilizziamo, la padronanza della lingua, la pertinenza, giocano un ruolo fondamentale in quello che raccontiamo, anche oggi che il lessico sembra più povero e la scrittura ha acquisito velocità. Alle belle parole anche il lettore frenetico rimane incollato. Affronteremo diversi argomenti utili anche alla scrittura fuori dalla rete, narrativa o argomentativa che sia: il mito della lunghezza (e della brevità); come si possono rendere vivi addirittura gli argomenti letterari; come si costruisce una vera intervista che altro non è che un colloquio tra due persone, una che ne sa e l’altra che ne vuole sapere; come chi legge possa percepire l’autenticità o meno di quello che raccontiamo; come mercato e libertà possono, se possono, convivere nello storytelling.