Libra è un evento letterario diffuso in più località montane. Cosa comporta dal punto di vista organizzativo coordinare gli eventi in diverse location e qual è la risposta da parte delle comunità locali e degli Enti del territorio?
Lo spostamento è minimo, ma per noi essenziale. Qualche striscione, qualche vaso e gli scatoloni del bookshop. Ma il festival è nato con questa stessa idea, portare piccoli eventi in più punti, coinvolgere più comunità, far scoprire più territorio e bellezza. Poi ogni anno qualcosa varia e qualcosa resta ben saldo. Il Comune di Chiusi della Verna, ad esempio, da cui siamo “evasi” solo in un paio di occasioni per due luoghi imperdibili e per noi significativi:
Molin di Bucchio e
Raggiolo. E nel territorio di Chiusi sicuramente la Vallesanta, la nostra roccaforte: due anni a Rimbocchi, lo scorso anno tra le meraviglie del Doccione, e sempre, dico sempre, il sabato pomeriggio e sera a
Corezzo, quella che potremmo definire un po’ la capitale della rassegna, e che quest’anno con ogni probabilità ci ospiterà anche di domenica. E la risposta di chi abita i luoghi che ci ospitano è sempre di gioia e disponibilità. Un festival di porte aperte, potremmo definirlo.
In ogni edizione di Libra ci sono stati ospiti importanti e scrittori meno noti. Tutti gli incontri, indistintamente, hanno avuto forte richiamo di pubblico. Sono le tematiche presentate dal festival, più che i "nomi" a suscitare interesse?
I nomi li ho fatti poco sopra e non occorre ripeterli. Anche perché non sono tutto. Di più fanno le parole, i temi, le modalità di discussione. Non ci sono palchi ma circoli, a Libra. La gente si ritrova a tavola con gli autori, cammina al loro fianco, si ritrova a fumarci insieme una sigaretta dopo il caffè al bar del paese. L’interesse credo sia questo: scrittori di montagna, di natura e affini, o comunque poeti, pittori, cantanti, coniugati ogni volta secondo tematiche particolari dai nostri direttori artistici (prima
Michele Marziani e ora Paolo Vachino, e li cito per poterli ringraziare del lavoro svolto in questi anni bellissimi), ma col valore aggiunto di trovarseli al proprio piano, la propria “altezza”. Magari sorprenderli a rubare una ricetta dalla vecchietta in piazza, o ritrovarli e scambiarci due battute a colazione nello stesso b&b dove si dorme. Aggiungo il valore di scoprire e portare alla ribalta voci nuove, farle dialogare tra loro, creare scintille e diffondere letteratura in tutte le sue più svariate sfaccettature. Questo interessa, di Libra, e non è poco.
Il festival ha una forte vocazione per i temi legati alla montagna e alle sue problematicità, argomenti che, recentemente, sono divenuti di tendenza, sui media e non solo. Ritieni che ci sia maggiore consapevolezza e capacità di intervento da parte delle istituzioni, o la crescita dell'attenzione verso il territorio montano è da considerarsi un fenomeno di cultura di massa temporaneo che andrà in esaurimento.
La consapevolezza c’è, specie da parte di quelle istituzioni che la montagna, e più in generale i territori definiti “marginali”, la trattano ogni giorno perché anch’esse, come i propri abitanti, lì nascono e volenti o nolenti devono lavorare. Gli abitanti possono andarsene e tornare, le istituzioni no. Però ci sono anche i ritardi, le incongruenze, le abitudini che diventano immobilità, e dinamiche che, seppur uguali in tutto il mondo, danneggiano a volte chi di passione per la cultura e la montagna vorrebbe provare a vivere. Si potrebbe parlare un po’ meno e fare un po’ di più, per non finire in pasto a chi nella voglia di montagna vede solo business nel senso più spregevole del termine, una presenza in termini di portafogli più che di gambe, cuori e cervelli. Le mode sono spesso pericolose, quando si tratta di frequentare territori fragili dove non ci sono vetrine, ma storie da raccontare. Questa è l’ancora di salvezza che spero capiscano tutti, le istituzioni come i cittadini, locali e non.
L'impressione generale che si ha venendo a Libra è che chi frequenta il festival viene coinvolto attivamente e non solo per via delle escursioni fatte in compagnia degli scrittori; c'è una modalità di partecipazione davvero ravvicinata che permette di trovarsi gomito-a-gomito con gli ospiti e gli artisti presenti. Quanto è importante questo annullamento delle barriere tra chi fa e chi fruisce l'evento culturale?
Come detto sopra è fondamentale per la nostra “dimensione”. Venire a Libra e trovare un dietro le quinte inaccessibile sarebbe un fallimento per così dire essenziale. La nostra natura è quel gomito-a-gomito che forse ci toccherà ridefinire in metro-a-metro, stanti le attuali norme covid che temo ci accompagneranno fino ad autunno inoltrato. Ma non siamo virologi, ci mancherebbe altro. Ci atterremo a quanto sarà richiesto, ma non saremo passivi. Credo che questa pandemia e le conseguenze sociali che ne sono derivate saranno argomenti centrali e caldi da trattare coi nostri ospiti. Perché vogliamo capire i tanti punti di vista, ciò che si ritiene necessario, ciò che forse si è sbagliato sia dall’alto che dal basso in una dinamica di gestione e ricezione di norme e divieti sicuramente complessa, e per forza di cosa fallace e incoerente a volte. Ciò che ci aspetta in termini di rapporti umani e con la sfera pubblica. In ogni caso non ci saranno barriere né confini, a quelle siamo profondamente allergici.