Caro Gianluca, quando hai pensato per la prima volta che avresti potuto mettere a diposizione di discenti la tua esperienza di scrittore quale docente?
In realtà non ci avevo mai nemmeno lontanamente pensato fino a quando, nel 2009, la Scuola Comics di Reggio Emilia non ha inaugurato un corso di scrittura creativa e mi ha chiesto di condurlo. Ho improvvisato, in pratica, e quei ragazzi sono stati le mie prime cavie. Poco tempo dopo, Serena Scandellari (che di lì a breve avrebbe fondato l’associazione
Canto31) mi ha proposto di replicare l’esperienza in un bellissimo luogo in via Capo di Lucca, a Bologna. Anche lì ho improvvisato, ho chiamato come ospiti qualche scrittore amico, Enrico Brizzi, Paolo Nori, Silvia Avallone, e da lì non mi sono più fermato. Lavoro ancora con Canto31 e con la Scuola Comics, a Reggio e a Firenze, e da poco tempo collaboro anche con Bottega Finzioni e Urban Fabrica di Ravenna.
Quali sono i luoghi nei quali insegni? So che ami molto anche le esperienze non convenzionali, cioè poco legati ad aule o luoghi istituzionali.
Infatti. Ho alternato corsi in luoghi abbastanza classici come le librerie Feltrinelli a Bologna e a Ravenna, o la Ubik, o la Squilibrai di San Lazzaro, o Emily Bookshop a Ravenna, a luoghi più inusuali. Per esempio, ho insegnato a lungo nei sotterranei segreti del Fun Cool Oh, locale di via Belvedere. E con canto31 abbiamo proposto dei workshop in posti inusuali, un albergo sul lago per l’anniversario della nascita di Frankenstein, un albergo di montagna per il corso invernale, un luogo di villeggiatura estivo per un corso in piscina…
Quali sono le aspettative di chi si iscrive a un tuo corso?
Ogni tanto me lo chiedo anch’io. Alcuni sono ben motivati ad addentrarsi sull’impervio sentiero della scrittura (chiedo scusa per l’immagine scontata dell’impervio sentiero, se fosse un mio corso la correggerei), altri sono semplicemente curiosi e amano sentir parlare di libri e letteratura, qualcuno… beh, qualcuno non è chiaro perché venga ai miei corsi, ma lo ringrazio comunque della partecipazione e dell’attenzione.
Carver sosteneva che non si può insegnare a scrivere. Ma si può imparare a farlo. Cosa ne pensi?
Ma certo che si può imparare a farlo, si può imparare a evitare in fretta stupidi errori che penalizzano la scrittura, a trovare una direzione, a leggere i libri giusti (nel senso: il libro che magari l’aspirante scrittore non conosceva ed è proprio il libro che lo indirizzerà verso la sua precisa vocazione). Il mito dello scrittore baciato dalla musa, le cui parole sgorgano dalle sue mani direttamente dalla Divinità già perfette, senza bisogno di editor o correzioni, è un po’ un mito. Se avessi seguito un corso di scrittura avrei pubblicato ai tempi dei Cannibali, anziché aspettare il 2001.
Qual è il profilo tipo di un allievo che si iscrive a uno dei tuoi corsi?
Sai qual è il bello? Che non c’è un profilo tipo. Ci sono liceali e insegnanti in pensione, lettori fortissimi e lettori deboli, c’è di tutto. L’importante è poi trovarsi tutti a fare l’aperitivo insieme, dopo il corso, e superare le differenze.
I corsi che organizzi come sono strutturati? Ci sono livelli differenti? E quali esperienze si possono fare durate le tue lezioni?
I corsi con Canto31 hanno una struttura fissa: primo livello (scrittura base), secondo livello (racconto), terzo livello (sul romanzo, teoria), quarto livello (sul romanzo, pratica). Alla scuola Comics i livelli sono due, Base e Avanzato.
Durante le lezioni do qualche esercizio, divertente ma utile, in genere, come inventare una storia dal quadro
Christina’s World di Andrew Wyeth, o raccontare la propria vita attraverso dei capi di abbigliamento. In genere escono cose molto interessanti.