Sei qui in cerca d’ispirazione? Del libro che rivoluzionerà per sempre la tua vita di scrittore di racconti consegnandoti la chiave per trasformarti nel nuovo Hemingway? Be’, sei capitato nel posto giusto: questo è il libro che fa per te. A pesca nelle pozze più profonde, di Paolo Cognetti, edito da Minimum Fax.
L’idea ti interessa? Vuoi saperne di più? Benissimo. Per prima cosa, allora, accetta un consiglio: se vuoi scrivere racconti che lascino il segno, comincia con l’andare a pescare. Cos’è quella faccia? A pescare, Proprio così! Hai capito bene. Con la canna, l’amo, la lenza e tutto il resto. Ma no, e chi ti prende in giro? Anzi, se vuoi fare le cose per bene, datti da fare e impara a pescare a mosca. È così che ha fatto Paolo Cognetti. Te lo racconta proprio qui, tra queste pagine. Ma come, ancora chiedi cosa potrà mai c’entrare la buona scrittura con lo svegliarsi all’alba per acchiappare pesci? Ma insomma! La pesca richiede pazienza, costanza e disciplina. Già, esattamente come la scrittura. Immagina, dopo una giornata di lanci, no, macché una giornata, facciamo un’estate intera, potresti anche vederla… No, e chi ha detto prenderla? Vederla e basta, la trota che salta. Non è così che succede anche con i racconti? Tempo e tempo trascorso davanti a una pagina bianca,giorni e giorni a lambiccarsi il cervello e poi l’idea guizza, finalmente. A te catturarla, se riesci. D’accordo, questa della pesca non ti convince proprio. Ma non lo sai che il tuo Hemingway pescava? Il marlin de Il vecchio e il mare, te lo ricordi? Ci penserà Paolo Cognetti a rinfrescarti la memoria, e non solo a proposito di Hemingway e gli scrittori pescatori. Perché, ecco, forse potrebbe interessarti sapere che il titolo completo del libro è: A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull’arte di scrivere racconti. Sì, perché tra queste pagine Cognetti si confronta con i più grandi maestri del racconto americano, da Poe a Salinger, da Grace Paley a Carver passando per Flannery O’Connor, Melville (già, perché mica scriveva solo di balene!) e altri ancora. E assieme a loro si dedica all’esplorazione e alla scoperta di quello spazio, così delimitato e breve rispetto a quello del romanzo, che il racconto sa offrire. Uno spazio che proprio per via della brevità che lo contraddistingue va saputo riempire con cura minuziosa e senza lasciare nulla al caso, dal non detto capace di tenere il lettore sulla corda ben oltre la fine del racconto al piccolo dettaglio in apparenza insignificante e che invece può colpire sul finale come una magistrale stoccata. Per non parlare poi della scelta del giusto narratore per ogni storia, dell’amore, immancabile e necessario, per i propri personaggi che solo è in grado di renderli vivi e che, forse, somiglia più alla compassione, nell’accezione più alta che questa parola possiede. Il tutto condito da una prosa limpida e viva, a tratti intima, che di pedante e manualistico non ha proprio un bel niente e che, anzi, invoglia a continuare a leggere ancora e ancora, peccato solo si tratti di un libro di quelli che si divorano in un batter d’occhio. Insomma, ora sei convinto? Perché se così non fosse, sarà bene che tu sappia che come gran finale Cognetti ci lascia con quattro brevissimi, struggenti racconti la cui protagonista è Sofia, proprio quella di Sofia si veste sempre di nero. A riprova che sì, pescare nelle pozze più profonde, si tratti di pesci o racconti, funziona eccome. Non resta che provare! Tenendo sempre presente che di Hemingway, o di Cognetti, ce n’è uno e uno soltanto. Ogni narratore di racconti non può eguagliare gli altri, aggiunge solo il proprio piccolo, inimitabile tassello all’immenso mosaico della narrativa. a cura di Irene PiuminiNecessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
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